La Peste Suina Africana è arrivata in Italia, questo documento con domande e risposte è redatto secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute
Che cos’è la peste suina africana
È una infezione virale che colpisce i suidi domestici e selvatici, non trasmissibile all’uomo. È una malattia altamente infettiva spesso mortale per gli animali colpiti, non esiste un vaccino.
La PSA è una malattia altamente infettiva e diffusiva. I suini ed i cinghiali si contagiano attraverso:
- contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolanq all’aperto e cinghiali selvatici
- ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti: scarti di cucina, broda a base di rifiuti alimentari e carne di cinghiale selvatico infetta (comprese le frattaglie)
- contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamenti, veicoli e altre
La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminatr e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia.
La PSA è una malattia pericolosa per l’uomo?
No. Questa malattia non è trasmissibile all’uomo né attraverso il contatto dirett con animali malati, né
tramite alimenti di origine suina. L’uomo può però essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenente carne suina, anche stagionata.
Quali sono i segni e i sintomi della peste suina africana? I sintomi principali negli animali colpiti sono:
- febbre
- perdita di appetito
- debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
- difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
- costipazione
- aborti spontanei
- emorragie interne
- emorragie evidenti su orecchie e fianchi
La presenza del virus nel sangue (viremia) dura dai 4 ai 5 giorni; il virus circola associato ad alcuni tipi di cellule del sangue, causando la sintomatologia che conduce inevitabilmente al decesso dell’animale, spesso in tempi rapidissimi.
GU animali che superano la malattia possono restare portatori del virus, dunque un ruolo fondamentale per la persistenza del virus nelle aree endemiche e per la sua trasmissione.
Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni
sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.
Cosa si deve fare per evitare l’ingresso della peste suina africana in un allevamento di suini
Al fine di evitare l’ingresso della malattia in un allevamento si devono applicare’ le norme di bio sicurezza previste nel Piano nazionale, la sorveglianza passiva nel settore domestico e nel selvatico.
Nel Piano si fa particolare riferimento alle possibilità di contatto con i selvatici, responsabili del mantenimento del virus nell’ambiente e della sua diffusione in virtù delle grosse distanze che i gruppi di cinghiali sono in grado di coprire anche giornalmente, alle operazioni di pulizia e disinfezione in azienda. corretta gestione delle norme igienico-sanitarie del personale, etc.
Cosa devo fare se trovo una carcassa di cinghiale?
È fondamentale informare il servizio veterinario dell’ASL competente sul territorio, la Polizia Provinciale o Municipale in modo che possano essere attivate le procedure diagnostiche ed allo smaltimento della carcassa in sicurezza.
È fondamentale non spostare la carcassa.
. Cosa devo fare per evitare di diffondere, in modo inconsapevole, il virus nel territorio?
È indispensabile adottare un serie di comportamenti corretti e di precauzioni per prevenire la diffusione della malattia che riportiam1 sinteticamente ed indirizzati a diverse tipologie di utenti.
Per tutti:
- Non portare in Italia dalle zone infette (del nostro o in altri Paesi dell’Unione Europea o Paesi Terzi) prodotti a basf’ di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prnsciutti, lardo, che non siano etichettati con bollo sanitario ovale
- Smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e chiusi e non
somministrarli per nes;una ragione ai suini domestici o ai cinghiali
- Non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali
- Informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale
Per i cacciatori
- Pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia;
- eviscerare i cinghiali abbattuti nelle modalità previste dalla normativa vigente;
- evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato
Per gli allevatori
- Rispettare le norme di sicurezza, in particolare il cambio di abbigliamento e calzature quando si entra o si lascia l’allevamento e scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti;
- notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala
Cosa fare in caso di comparsa, i sintomi di malattia sopra descritti nei suini domestici, o di mortalità
di suini negli allevamenti?
- avvertire immediatamente il servizio veterinario della ASL
- non avvicinarsi alle carcasse e non consentire a nessuno di avvicinarsi
- non portare fuori dall’allevamento animali ed oggetti
- attendere l’intervento del Servizio veterinario della ASL per l’adozione dei provvedimenti stabiliti dalla normativa vigente
Gli allevamenti familiari costituiscono un pericolo nella diffusione della Peste Suina Africana?
Gli allevamenti privati di suini per autoconsumo rappresentano comunque un rischio di diffusione del virus nell’ambiente e di contagio.
È necessario impedire che animali selvatici vengano a contatto con gli animali allevati, soprattutto se questi sono allevati anche all’aperto, mediante recinzioni e altre misure nel Piano Nazionale di previste Sorveglianza per la PSA. I cani e i gatti che hanno accesso agli allevamenti suinicoli non rappresentano un pericolo; tuttavia è opportuno evitare che vengano a contatto con i suini per escludere precauzionalmente che possano diventare un veicolo passivo dì trasmissione della malattia ad altri allevamenti o di portare il virus all’interno dell’allevamento interessato.
È buona norma osservare il comportamento degli animali e segnalare qualsiasi sintomo anomalo al Servizio veterinario.
Cosa fare se muore un suino in un allevamento rurale da autoconsumo familiare?
In caso di decesso anche di un singolo animale, o in caso di comparsa d1 sintomi Jospetti, occorre effettuare una segnalazione al Servizio veterinario della ASL al fine di procedere con gli opportuni accertamenti diagnostici e l’applicazione delle misure di prevenzione previste.